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An Interview with Monica Buzio

Un quadernetto che contiene ben 110 ricette scritte a mano da Luigi Fassio (1894- 1972). Un’eredità preziosa custodita per molti anni in un cassetto e rinvenuta da Monica Buzio. Suo bisnonno era molto noto per aver posseduto a Torino numerosi caffè storici della città. Nel 2018 fa l’interessante scoperta. Approfondisce, si innamora del contenuto, tanto da poterlo mettere in pratica attraverso la produzione di un amaro che diventerà il simbolo della sua famiglia. Nel 2019 parte la prima produzione, gestita dall’azienda Reale di Chieri (To), con all’attivo 140 bottiglie all’anno; per poi passare agli attuali 2500 pezzi, prodotti dalla Distilleria Quaglia di Castelnuovo Don Bosco.

L’etichetta dell’Amaro Mentha riproduce la fisionomia del bisnonno così come era nella realtà. Pipa e cappello a cilindro, tipici dell’epoca, a ricordare un personaggio che visseun’esistenza avventurosa, da proprietario di importanti locali nel capoluogo piemontese eliquorista affermato. Le sue ricette segrete sono state racchiuse nel libricino che Monica custodisce con cura e che vorrebbe continuare a produrle in futuro. “Luigi Fassio –rammenta con grande emozione – fu un precursore, un pioniere dei suoi tempi. Capace, caparbio e determinato nei suoi obiettivi. Purtroppo, il suo socio gli giocò un brutto scherzo. Durante la vendita di un locale in via Roma, dove oggi sorge un grande marchio di moda, nel 1957 una banca acquistò la struttura per inserire nei sotterranei il loro caveau. Il socio del bisnonno fuggì con il ricavato e restò senza una lira. L’attività dei liquori smise all’istante; i tre figli non portarono mai più avanti questo mestiere”.

Con la scoperta dell’agenda, Monica Buzio, decide che è arrivato il momento giusto per ricordare l’avo, con onore. “Ho pensato che era importante mantenere viva la memoria con la produzione del distillato. Ho cercato prima di fare una campionatura di 3 mesi. Poi, alla ricerca di un liquorista di livello, di un aromatiere e nel 2019 la partenza e non ci siamo più fermati. Sono felice di non aver lasciato nulla al caso, ma progredito nelle mie ricerche.

Sono alcune le varianti per bere il nostro distillato, fatto di erbe aromatiche, aloee molto altro. O come aperitivo, con aggiunta di bitter rosso, ghiaccio, soda e fetta diarancio. Oppure, in versione invernale, riscaldando acqua in un pentolino e aggiungendo l’amaro. O ancora, con prosecco e tonica alla maniera di uno spritz”.Monica Buzio, mamma di Lorenzo, 24 anni, e Marco, 22, laureata in Giurisprudenza, con l’obiettivo di raggiungere le 10000 bottiglie all’anno, snocciola alcuni pensieri sull’AmaroMentha, creato nel 1911:
“La produzione castelnovese odierna, che resta il mio riferimento primario, non è affiancata da un vero e proprio distributore. Ogni volta mi presento con la mia bottiglia sotto il braccio, faccio assaggiare il liquido e il locale decide se inserirlo nel loro catalogo degli amari da servire alla clientela. Un iter che mi rende sempre agitata, ma allo stesso felice di raccontare il bisnonno distillatore Luigi Fassio.

La più grande soddisfazione è l’essere stata accettata dal ristorante Il Cambio di Torino. Un simbolo della città. E ancora da Madama Piola, mio riferimento. Fuori regione, sono in alcuni locali trestellati, a Imperia, Bologna (“Spiriteca”) e Roma (da “Fa Fiuché), oltre che al Casinò di Montecarlo, in Francia”.Monica conserva, oltre al quadernetto di ricette, anche un calendario Carpano e alcuni strumenti della distillazione. “Non devo dire grazie a nessuno, se sono riuscita a ottenere questi risultati. Sono io a scegliere, selezionare chi dovrà distribuire l’amaro. Una sfida quotidiana con me stessa, ma fondamentale per la mia autostima e il ricordo indelebile di Luigi”. La storia personale di Monica Buzio è un insieme di storie che hanno disegnato la sua personalità. Dopo la laurea a Torino, inizia la sua carriera scrivendo progetti europei come consulente. Segue il matrimonio con un diplomatico che la porta a viaggiare, tra Roma, Francoforte e infine in Romania, dove vive per 5 anni a Bucarest. Qui impara lal ingua.

Dopo la separazione dal marito, torna a Torino, passa l’esame in Camera di Commercio per iscriversi all’albo dei traduttori e inizia il lavoro di traduttrice per la Polizia di Stato, il tribunale e privati.“Non ho smesso del tutto il lavoro – annota Monica -, ma ho affiancato la riscoperta di Amaro Mentha. Un segreto che non poteva rimanere dentro un cassetto e cosparso di ragnatele.

Sorseggiare l’amaro fa tornare indietro nel tempo, a inizio Novecento. Nei prossimi anni vorrei avere un distributore ufficiale e portare a livello nazionale il prodotto. Tra i luoghi più particolari dove trovare l’Amaro Mentha, ricordo la bocciofila di Borgo SanPaolo, dove vivo. Gestito da Michele Paolino, personaggio eclettico, scrittore di romanzi gialli e politico, è un posto d’altri tempi, dove la bussola della società torinese si muove”.

Tante le curiosità che Monica potrebbe raccontare legate alla storia della sua famiglia. Tra le altre: “mio papà racconta che la nonna era stata promessa in sposa ad una famiglia dell’albese; ma rifiutò perché considerati dei patelavache (dei semplici contadini di campagna). Oggi sono un impero del vino”. Altro aneddoto simpatico: nel 2019 Monica, usando molto Instagram, s’imbatte in un personaggio insolito, ossia il barman LucaCoslovich, denominato the cybertender. “Quando l’ho incontrato, mi sembrava essere stata catapultata in un film di James Bond. Nel 2020 ci siamo trovati a Ventimiglia e da allora l’amaro è entrato nel privé del Casinò di Montecarlo. Oggi siamo ottimi amici”.